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mercoledì 21 aprile 2010

Cubi rettali


Sono miliardario. Influenzo la politica e l'economia. Vendo cubi rettali.


Ho fatto un sacco di soldi con questo business. Una volta vendevo gli aspiratori della Folletto. Ma erano i tempi in cui ancora le cose venivano fatto per durare. E così allla fine ogni famiglia ne aveva già uno e il mercato crollò. Le grandi aziende fecero tesoro di esperienze come quelle della Folletto. Oggi qualsiasi cosa compri è fatta per durare poco. Computer, macchine, televisori. Hanno sempre bisogno di assistenza. E dopo uno o due anni massimo diventano inevitabilmente obsoleti, e devi comprare un modello nuovo. Si chiama consumismo. Ma non fraintendetemi, non lo sto giudicando negativamente. Cazzo, ci campo io di consumismo, ci pago da mangiare ai miei figli, come potrei criticarlo?

Ma sto divagando. Insomma, per farla breve, quando la Folletto andò in crisi, ebbi un brutto periodo. Passai da un prodotto all'altro. Shampoo, olio, tappetini per mouse, ciabatte da mare, macchine fotografiche usa e getta. Ho venduto di tutto. Mia moglie dice che riuscirei a vendere un frigorofero agli eschimesi. Usando una frase molto poco femminile, spesso mi definisce "la più grande faccia da culo mai vista da quando è stata inventata la vendita porta a porta". D'altronde è così che la conobbi, un giorno che cercai di vendergli uno spazzolino elettrico. Quando rifiutò, con la stessa faccia di cui sopra, le chiesi "magari le interesserebbe invece prendere un caffè insieme?"


Negli ultimi tempi, grazie alla caducità dei prodotti, il lavoro non mi mancava. Ma avevo degli amici, quelli con un "lavoro regolare", dalle nove alle diciassette, con cui chiacchieravo spesso. Ci vedevamo magari una volta alla settimana, per giocare a burraco o a poker (ovviamente ero fornito dell'ultimo kit da poker, compreso panno verde e fiches scintillanti, a qualcuno di loro sono anche riuscito a venderlo). Fatto sta che in diverse occasioni mi parlavano di quanto fosse noioso il loro lavoro, ma anche sicuro. Da una parte invidiavano il mio essere sempre in movimento, vedere posti nuovi e conoscere persone diverse. Dall'altro io invidiavo la loro sicurezza, le loro abitudini e la certezza di avere sempre i soldi a fine mese.


Insomma, dopo un po' cominciai a non dormirci la notte. Mi ritrovavo a pensare, pensare, pensare, non riuscivo più a prendere sonno. Mi resi conto che cercavo un equilibrio, un modo di vivere che fosse la giusta via di mezzo tra un lavoro fisso e l'avventura del venditore ambulante. Una di queste notti ero seduto sulla tazza del cesso. Forse ero ancora un po' assonnato, e la mia mente faceva giri strani. Cominciai a pensare al tempo che ciascuno di noi spendeva in quella poco edificante, ma necessaria, attività. Quanta percentuale della nostra vita? Qualcuno ha pubblicato statistiche su quanto tempo passiamo dormendo, facendo l'amore, camminando. Nessuno su quanto tempo spendiamo cacando.

Ponderando sulla questione mi venne in mente che è una cosa che tocca proprio tutti. Dal barbone all'impiegato, dal giornalista al politico, alla pornostar, al campione mondiale di Formula Uno. Tutti ogni tanto dobbiamo sospendere le nostre attività e dare precedenza al buco del culo.

È in quella seduta notturna che mi venne in mente l'idea dei cubi rettali. Non starò qui a spiegare i dettagli tecnici dell'invenzione, e le caratteristiche chimico-fisiche che li resero possibili. D'altronde sono certo che ognuno di voi che legge ormai li usa abitualmente. La possibilità di eliminare la necessità di cacare fu un invenzione rivoluzionaria, fatemelo dire senza falsa modestia.


Ben presto, oltre all'ovvia utilità di avere del tempo libero in più nella nostra vita, da usare per cose più gradevoli, risultarono altri vantaggi per così dire, collegati. Greenpeace mi premiò come uomo dell'anno. Aveva fatto un calcolo di non so quanti milioni di tonnellate di rifiuti pesanti si sarebbero risparmiate. L'ONU e tutte le principali associazioni mondiali mi coprirono di premi. Senza merda i fiumi dei paesi più poveri sarebbero stati meno inquinati, si sarebbe risparmiato sulle spese di costruzione degli impianti fognari, sullo smaltimento. I mari, nel corso di qualche anno, avrebbero riacquisito una straordinaria bellezza.


Certo all'inizio, come al solito, ci furono i soliti allarmisti. I produttori di tazze del cesso scesero in piazza per giorni. Poi fu la volta delle aziende degli impianti di depurazione. Ma furono cose passeggere, in fondo questi tizi potevano riciclarsi in altre attività. I francesi invece mi fecero un monumento. Già non utilizzavano il bidet, liberarsi anche della tazza fu meraviglioso, per loro. I più tenaci furono la Chiesa e certe associazioni umaniste. Parlavano dell'andare contro natura, che Dio aveva disegnato l'uomo con il sedere per qualche motivo. A loro risposi che si trattava solo di evoluzione. Quando Dio aveva progettato l'uomo c'era bisogno che cacasse, ora non più.


Tutto questo a patto di dotarsi del cubo rettale, di cui io solo divenni il produttore. Capite bene che avevo realizzato il sogno della mia vita. Avevo trovato il modo di fare soldi, costanti e regolari (un bel mucchio di soldi!) ma anche di viaggiare. Una volta suonavo porta a porta, ora giro tutto il mondo. Dopo la piccola Cubi Rettali Srl fondai Cubi Rettali SpA, e di lì a poco Cubi Rettali Europe e Cubi Rettali International. Sono il presidente e maggior azionista di tutte le società collegate, quindi sono sempre in giro per controllare le varie attività.


Ora ho una certa età. Ho fatto una vita piena e stimolante, ho una famiglia meravigliosa che mi vuole bene. Non posso proprio lamentarmi. Ma gli acciacchi avanzano, e prima o poi verrà il mio momento. Anche per questo voglio lasciare un messaggio ai posteri, che poi è anche un po' il mio motto:


In giro ci sono troppi stronzi. Trovate il modo di eliminarli, e il mondo diverrà un posto migliore.

lunedì 21 dicembre 2009

Lettera di dimissioni di Babbo Natale



Spett.li Entità Celesti,


con la presente il sottoscritto Santa Claus, meglio noto come Babbo Natale, rassegna le proprie dimissioni.


Sono vecchio e stanco, ho male alle ossa, le mie renne sono tutte azzoppate. Devo dire però che i motivi principali di questa decisione risiedono in un progressivo senso di sfiducia e depressione che mi ha preso negli ultimi decenni.


Insomma, all'inizio svolgevo il mio lavoro con entusiasmo, mi riempiva di soddisfazione portare regali ai bambini. Poi... be' poi 'sti bambini so' diventati un po' rompicoglioni, diciamo la verità! E tra playstation, consolle, computer, telefonini... e i genitori non sono peggio. Prima bastava un pacco ciascuno. Ora ne ricevono minimo tre o quattro, e da papà e mamma, e dagli zii, e dai nonni. Avete idea di quanto mi si è moltiplicato il lavoro? Decine di regali che il giorno dopo sono dimenticati, e 'sti succhiasangue che già aspettano il prossimo Natale per il gadget tecnologico più recente.


Tutto ciò mi comporta un surplus di lavoro terribile, e giro sempre gli stessi posti, poi. Ho a malapena il tempo di andare, che so, in Africa, dove fa più caldo e starei con maggior piacere. Lì sto pochissimo, al massimo consegno qualche giocattolo di legno... e poi di corsa nei paesi ricchi a regalare dieci volte tanto a un solo bambino. Ecco, visto che ci sono comunicate anche le mie formali proteste al servizio distribuzione ricchezza, qualcosa dev'essere andato storto.


Ah, non parliamo poi del traffico! Meno male che ho la slitta volante, sì, ma questo non mi impedisce di intristirmi, vedendo il casino per le strade. Gente che fa code chilometriche prima in macchina e poi in fila a 'sti centri commerciali (a proposito Eminenze, ma chi cazzo l'ha inventati?). Tutti nervosi, suonano, urlano, si azzuffano. E lo spirito del Natale dov'è finito? Io ci campavo di queste cose, capirete il mio disappunto.


I tetti sono pieni di antenne, mi spiegate dove parcheggio la slitta?


Sono molto demotivato, questa è la verità. E il rispetto, cavolo! No dico, vi rendete conto che c'è chi crede che mi ha inventato la Coca Cola? È oltraggioso!


Pertanto vogliate accettare la mia decisione irrevocabile. Tanto oltretutto ho visto che ormai in TV c'è la fila di gente che mi impersona, tra calciatori, attori e gente di spettacolo.


Non avete più bisogno di me.


Penso che mi prenderò una meritata vacanza in qualche isola tropicale.


Cordialmente Vostro,


Babbo Natale

giovedì 19 novembre 2009

Schegge di futuro - 3


Semaforo pedonale

Bastardi! Hanno abbassato di altri cinque secondi! La signora Adelfi non ce l'ha fatta. Poverina, a ottant'anni era condannata nel momento in cui ha cominciato ad attraversare.
È strano, sento un residuo di senso di colpa. C'è una flebile vocina dentro che dice potevi aiutarla!
Stronzate.
Magari facevo la fine di Enrico. Quel ragazzetto ieri c'è rimasto, per aiutare una bimba che aveva inciampato.
Fatti gli affari tuoi e campi cent'anni, lo dico sempre, io.
Vabbè ormai sono a casa, ecco il portone. Anche per questa settimana con la spesa siamo a posto.

Ma cazzo! Hanno fatto fuori anche la nuova guardia! Stizzito, scavalco il corpo e citofono.
- Sì?
- Sono io.
- Parola d'ordine.
- "Il ciuccio non si dà ai cavalli."
- Mmm... guarda che è quella della settimana scorsa.
- Ah cazzo, è vero. Aspetta... ah sì. "La perla verde rimbalza sulla Luna."
- Va bene, entra tesoro.

Giulia apre la porta. Un bacio sulla guancia e mi aiuta a portare dentro i sacchi.
Esamina con occhio critico il giubbetto antiproiettile.
- È andata bene, stavolta.
- Sì, solo due ammaccature. - Sospiro mentre mi libero del fardello. - Sai, dovremo cercarci una nuova guardia condominiale.
Giulia sbuffa.
- Di nuovo? Altre spese, come non ne avessimo già abbastanza.
- Sì - annuisco sconsolato. - Ma stavolta la voglio della SecurItaly. Ho sentito mia sorella ieri. Dice che da loro ci sono state solo tre rapine, da quando stanno con la SecurItaly.
- Solo tre? Devono essere davvero bravi.
- Sì, infatti. Dai, aiutami a sistemare la roba.
- Ok. - Giulia digita la combinazione e il frigo si apre. - Che dice Alfredo?
- Mah, le solite cose. Ti saluta. La carne l'ha aumentata, comunque.
- Ancora? Ma non è possibile!
- Eh, mi sono lamentato. Lui dice che dipende dallo sciopero dei trasportatori. Vogliono i mezzi corazzati come da standard europeo.
- Be' non hanno tutti i torti.
- Certo che no. Vaglielo a dire al Cancelliere Supremo. L'Italia è sempre ultima, come al solito.
- E alla fine ci rimettiamo noi. - Giulia scuote la testa. - Ehi, ma quanta pasta hai preso?
- C'era un'offerta. Ne ho approfittato. Così basterà per una decina di giorni.
- Bravo il mio tesorino!
Giulia mi dà un bacio, poi si ritrae di colpo.
- Che c'è?
- Ma ti sei visto le scarpe? Sei ferito? fammi vedere.
- Ah cavolo. No, tranquilla. Dev'essere uno schizzo dell'Adelfi. Non ce l'ha fatta.
- Oh davvero? Poverina. Certo, prima o poi doveva succedere.
- Sì, è un peccato.
Si sente un trambusto da fuori. Ci affacciamo distrattamente. C'è una squadra della ISWAT che sta portando via tre persone. Uno tenta di scappare e viene ucciso. Solite cose, torniamo a sistemare le provviste.

- Insomma - riprendo il racconto - non ti dico il casino. Dopo che hanno investito l'Adelfi mi sono fermato un pochino a guardare. Quello che l'ha presa non è riuscito a ripartire subito. Allora il tizio dietro l'ha tamponato. È sceso con un bastone urlandogli di tutto. Tutti incazzati che suonavano.
- E com'è finita?
- Ma niente. Alla fine il tipo è riuscito a rimettere in moto ed è ripartito. Ma se l'è vista brutta. Quell'altro aveva già cominciato a battere col bastone sulla macchina. Ma era una Bravo Urban Warrior, fortuna sua.
- Bella macchina - fa Giulia.
- Ah, hanno abbassato il verde di altri cinque secondi.
- Bastardi!
- Sì, è quello che ho detto anch'io.
Giulia si stiracchia.
- Ecco fatto. Tutto sistemato. Un momento...
- Sì?
- E le uova?
Resto in silenzio, i pensieri ghiacciati.
- Tesoro, le uova! Ester mi piange tutto il giorno se non gli faccio lo zabaione!
- Ok, ok... ho capito.
- Davvero? Sei sicuro?
- Si sì, dai. Non c'è problema.
Mi rimetto il giubbetto e mi avvicino alla porta. Giulia mi ferma.
- Guarda, se non te la senti... farò in qualche altro modo con Ester.
Faccio spallucce.
- Ma no, dai. In fondo si tratta solo di attraversare la strada...

sabato 7 novembre 2009

Solo un sogno



Ho fatto un sogno.

Armonia. Ovunque era gioia e pace. Perché tutti gli uomini e donne avevano qualcuno da amare.

No, non qualcuno. La persona perfetta per loro. Ci doveva essere stato un incredibile evento cosmico che aveva fatto sì che ognuno trovasse la propria anima gemella. Non c'erano più tradimenti, nessuna falsità. Tutti potevano essere se stessi, senza indossare una maschera.

Ovviamente non c'erano più guerre. Non potevano esistere senza odio e avidità.

Non v'erano più città. La gente aveva capito che coprire la Natura col cemento portava disarmonia e infelicità.

Non si temeva più l'Inverno. Alla neve e al freddo si contrapponeva il calore del cuore. D'Inverno ci si scaldava insieme. In Primavera si correva insieme nei prati. D'Estate si faceva il bagno in laghi cristallini, sotto un cielo limpido dove non volava alcun aereo.

Le persone non si chiedevano più quale fosse lo scopo della propria esistenza. Era così bella che era chiaro che il senso della Vita era semplicemente di essere vissuta.

Nessuno viveva per lavorare, si lavorava solo per vivere. Di ogni occupazione era evidente l'utilità. Si coltivava e si allevava per mangiare. L'acqua era quella dei ruscelli e della pioggia. Non si comprava in bottiglia.

Non esistevano banche, ministeri, contabilità. Non ce n'era bisogno.
Non esisteva neanche la criminalità. Non poteva esistere, se ogni persona era amata.

Allora ci si dedicava alle Arti. Dipingere, scrivere, suonare, cantare. Mai si era vista una tale esplosione di creatività.

La gente aveva riscoperto il gioco. Non si smetteva più da piccoli, ma si continuava anche da adulti. Non c'era né il lavoro né il cinismo a far dimenticare la voglia di divertirsi.

Era così meraviglioso che qualcuno pensò che fosse solo un sogno.
Anche io lo pensai.
Ma mi guardai bene dallo svegliarmi.

E voi che leggete, forse sorriderete. Penserete che sono solo banalità. Romanticherie. Che dovrei uscire e tornare alla realtà.
Padroni di farlo, ma Attenzione. Perdere la capacità di sognare è il primo sintomo del diventare vecchi. Diventarli dentro. O, forse, il segno che c'è poco Amore nella vostra vita.
O, peggio, tutti e due.

Ogni tanto, chiudete gli occhi.

Io continuerò a sognare.

Ancora un po'...

sabato 22 agosto 2009

Domenica d'agosto


Nel silenzio di vie deserte

a volte si ode solerte

il suono di un'altra era

e ricordi com'era

quando la campana suonava

e un cane ululava

nella notte senza luna

in cerca di carezze

in cerca di fortuna


Tutto tace, il sole è padrone

di vite sospese

nella disperazione

All'ombra di una pensilina

un vecchio aspetta

qualcosa che mai si avvicina

Strade liberate

dalla tirannia dell'uomo

sono più belle, quasi disegnate

quasi un dono


Nel vuoto, perso

nella città abbandonata

c'è ricchezza nel verso

di un uccello, e il fiume

che sussurra di una vita passata

E vivi un'altra epoca

di silenzi e serenità

i profumi sono lievi, il tono sommesso

e finalmente, con solennità

trovi te stesso